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La vitalità della spontaneità.
Parla Girolamo Dalla Guarda, pittore presente dal 27 giugno a Jesolo
alla mostra “Oltre ogni Nomenclatura”.

Ciò che più colpisce di GIROLAMO DALLA GUARDA, pittore conosciuto ed apprezzato soprattutto al Nord, è la genuina vitalizzante spontaneità che emana dalla sua personalità di uomo e di artista. In tal senso si sono frequentemente espressi critici autorevoli quali il bolognese Luigi Serravalli, già amico di Ezra Pound e di Hemingway, e il nostro Licisco Magagnato (scomparso pochi mesi fa lasciando un terribile vuoto tra noi) che dei suoi quadri e delle sue sculture, oltre che di tutta la produzione grafica, hanno evidenziato, disegnandone i percorsi inconsueti, il particolare valore artistico ed innovativo.
Biondo, quarantatreenne, i capelli portati alla Robert Redford, un portamento da giovanotto e l’aria di chi non deroga mai dalla sincerità con se stesso e con gli altri, ci accoglie ospitale nel suo studio situato al pian terreno della sua nuova abitazione di Isola Vicentina. Accanto a un gran camino che sappiamo opera sua ci indica la seggiola in ferro brunito sulla quale ci offre il privilegio di sederci. “E’ la sedia dell’artista” spiega; e il sorriso lievemente ammiccante con cui accompagna le parole, ha il potere di renderci immediatamente partecipi del suo modo “di fare poesia” con le tempere, gli oli, le crete e la conversazione. Sì perché quando parla, e certamente ancor più quando lavora, s’avverte in lui il gusto della comunicazione; il piacere dell’artista che si dà senza timori; lo slancio di chi rifugge da avarizie e ritrosie perfino quando sa di essere incompreso. Nella stanza traboccante di opere (non solo sue, di PINO CASTAGNA per esempio, tiene un enorme piatto di ceramica battezzato suo portafortuna), notiamo subito appoggiato a una parete un bel quadro a olio del ’84 “La vita notturna”, che sembra essere fra i suoi preferiti. Vicino a questo spicca, vivacissimo, “Il mio drago” una tempera su carta incollata su tela dipinta nel ’76 che sottolinea l’irruenza magmatica del suo dipingere e, insieme, la qualità, la disciplina di una tecnica da cui vediamo derivare la consistenza sia formale che espressiva delle sue figure.
- “Allora, chiediamo riferendoci a quella sanguigna presenza, questa è un’opera precedente al suo soggiorno in Germania?”
“Sì certo. Mi sono recato nel centro Europa nel ’81, quando cioè avevo già tracciato i miei percorsi, imboccato la via lungo la quale mi sto muovendo anche adesso”.
- “A questa esperienza, dunque, sembra non attribuire particolare significato…”
“Indubbiamente si è trattato di un momento interessante che mi ha arricchito anche spiritualmente. Ma non è da esperienze di questo tipo che io traggo la mia vitalità. La sorgente perenne dell’ispirazione io l’ho trovata nel mondo della natura…”.
- “Un mondo per isolarsi, ci viene spontaneo aggiungere, per star lontano dagli altri…”
“Non è questo”, è pronto a chiarire, “è che nella natura non c’è nulla di insignificante. So stare nel bosco, nel mio bosco, vuol dire potersi rigenerare…coltivare il gusto del bello e dell’armonia. Acuire la potenzialità cromatica, per non dire del silenzio, delle suggestioni, dei mondi evocati…Quanti ricordi possono riemergere in quella solitudine così intensamente abitata!”.
Mentre parla, noi continuiamo a osservare i suoi quadri: “Barriere coralline”, “Sosta lagunare”, “L’uomo del bosco”, “L’uomo cedrone”, “Grumo di gente nel bosco”, “Dandy”, “Sequenze”…
- “Ma, obiettiamo, nella sua pittura compaiono soprattutto figure umane e non è raro vedervi esaltati i sentimenti, l’amore…ricordiamo in particolare un disegno esposto a Padova due anni fa: “Fratelli”…”
“E’ vero”, ammette, “anzi dirò di più. Ci sono incontri che hanno avuto grande valore per me. Frequentare il Museo Casabianca di Malo è sempre stato per esempio un fatto certamente creativo. Devo molto a Giobatta Meneguzzo, suo ideatore e direttore, che ha fatto tantissimo per l’arte non solo italiana”.
- “Ci sembra di ricordare che al Museo ci sono opere sue”.
“Sì, in mostra permanente, ho due disegni e poi, in occasione di vernici, performances, allestimenti, ne esposi delle altre…”
- “E le prossime mostre?”, chiediamo
“Sono stato invitato da LUIGINA BORTOLATTO, commissaria della Biennale per l’Alto Italia a una mostra antologica di pittura, scultura e grafica che si terrà prossimamente a Iesolo. L’inaugurazione è prevista per il 27 giugno al Kursal e si intitola “Oltre ogni nomenclatura”.
- “E adesso ci dica di un ricordo cui tiene particolarmente”
“Più che un ricordo, si tratta di una presenza costante nella mia vita. Mi riferisco a LICISCO MAGAGNATO. Quando è mancato mi sono sentito abbandonato. E’ sempre stato come un padre per me. Ci sono di lui immagini e parole che fanno ormai parte di me stesso. Ricordo quando, senza apparente motivo, ebbe a telefonarmi da Napoli, durante un suo viaggio, chiedendomi come stessi e che cosa facessi – Ti voglio bene- mi disse e questa voce io adesso la porto sempre con me”.

“Vicenza Oggi” del 27/06/1987 di Marica Rossi
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