Padre, ieri ho carezzato i tuoi
capelli bianchi.
Avevi la testa posata sul cuscino
e il tuo corpo, così magro fra le
pieghe del lenzuolo, respirava gli
aromi della sua prima vita e della
montagna dove sei nato.
Il mio cuore è
caldo, di sangue e
di pietà.
Ricordo quando mi dicevi che prima di
morire si pronuncia sempre un'ultima
parola, mi ricordo sai? Io non ti
credevo! E tu l'hai detta due volte
nell'ultimo respiro: mamma mamma...
E i tuoi occhi sono ora vitrei, sei
morto, Padre! Sei diventato una cosa,
un oggetto misero.
Ti vedo ragazzo correre nei prati
della tua montagna, rosso in viso,
e tua madre ti chiama. I tuoi occhi
celesti dello stesso colore dei piccoli
fiori di primavera.
Padre, da allora io ti ho sempre cercato
e ti rincorro nel bosco fitto, là dove
si accoppiano i caprioli.
19 novembre 1985
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